venerdì 27 giugno 2008

io c'ero

che rumore fanno 124mila mani che vibrano nella notte? e come fa un uomo solo a riempire tutte quelle anime?
E' questa la magia di Bruce Springsteen a San Siro: l'assolutezza.
Ci sono grandi per mestiere, pochi, e grandi per cuore, molti di meno. Lui è uno di questi.
Il suo essere lì così pienamente, carne e spirito e tutta l'energia che ha raccolto chissà dove e che ci dà, senza risparmio, è una magia che non ha fine, che lascia stupefatti, che vibra nei giorni come l'eco di qualcosa di grandioso che ci teniamo stretti per surfare sulla quotidianità. Non è l'esaltazione dei grandi eventi (la comunione degli spiriti) e non è la musica (immensa), non solo. E' l'umano che si fa grande e mostra fino a che punto sa arrivare. Scatendando lacrime e puro incantamento, sovrastando qualsiasi altro pensiero.
Tranne un ricordo, da tenersi altrettanto stretto, because the night belongs to lovers..

lunedì 23 giugno 2008

una parola perfetta

ci sono delle parole perfette: sono quelle che esprimono pienamente il loro significato, lo rendono visivo e talvolta ne riproducono perfino il suono. Deragliare è una di queste, e ti ringrazio per avermela ricordata. Sento questa parola e vedo una rotaia, dritta e netta, i binari sono perfettamente paralleli, le curve impercettibili. E sento il suono, deciso e monotono che improvvisamente si deforma, stride, ed è tutto un precipitare, ineluttabile, inarrestabile... e c'è il baratro con un immenso rimbombo o solo un prato e il fumo che esce dal metallo arroventato.
Molte vite scorrono docili sui loro binari, alcune realmente tranquille altre solo in apparenza. Talvolta qualcuno deraglia, ed è il baratro oppure il prato e poi un nuovo binario.
La mia vita sembra procedere sulle sue rotaie. Peccato che spesso ho la sensazione di essere sul binario sbagliato.

domenica 15 giugno 2008

Le occasioni perdute (di Stefano Bollani)

Le occasioni perdute sono le note a piè pagina delle nostre storie: il più delle volte non dicono niente di risolutivo, ma non avendole lette non possiamo saperlo. E ci resta il dubbio che avrebbero cambiato la nostra vita. Stefano Bollani e i Visionari si sono chiusi in uno studio di registrazione per scrivere la colonna sonora di Caos Calmo: in quelle ore si sono sentiti vivi e creatori di qualcosa di nuovo. Poi la produzione del film ha scelto un altro musicista e loro hanno definito quell'esperienza "un'occasione perduta". Ma non è così: ne è uscito un bell'album, ironicamente sottotitolato Ordine agitato, che vive di vita propria. Certo, quando ascolto "caos calmo" mi viene in mente il rumore ipnotico del tergicristallo dell'auto di Pietro Paladini, ma se penso al sesso violento e possessivo a Roccamare, non lo ritrovo nella traccia dedicata a quell'episodio. Bella musica, da ascoltare senza pensare a cosa altro avrebbe potuto essere.

mercoledì 4 giugno 2008

I non luoghi

Camera d'albergo: oggettivamente diversa da quella della scorsa settimana, ma sostanzialmente uguale. E già il ricordo si sovrappone alle decine di camere simili, incontrate per poche ore e quasi sempre per puro caso: la consueta fila di riproduzioni acquistate al chilo, lo schermo piatto di semiordinanza, la moquette fantasia (troppo mimetica!), il copriletto tristanzuolo e il mio PC opportunatamente ambientato. Niente di insolito e così è come non esser-ci: si continua ad essere ma non si è in nessun luogo. L'anonimato, si sa, è confortevole ma triste. A volte però succede una piccola magia e la camera diventa lo sfondo di una conversazione, uno sguardo, un calore. Il disegno della moquette si stampa in mente, la superficie della scrivania resta sotto le dita, una nuova prospettiva svela il soffitto. Peccato che il giorno dopo la camera ritorni velocemente alla sua asettica neutralità. Ma forse è solo per prepararsi ad essere nuova testimone...

lunedì 2 giugno 2008

Bacon, Palazzo Reale, MIlano

"amo isolare la realtà, porla in un contesto del tutto arbitrario": Francis Bacon mi comunica solitudine, o ancora meglio isolamento. Le sue figure distorte mi fissano da gabbie vuote, la loro deformazione mi parla dei loro travagli interiori, delle angosce che ciascuno di noi porta con se. Non trovo i suoi quadri belli, ma estremamente intensi, quasi difficili da sostenere. Eppure quando lo ascolti parlare sembra un uomo così ostentatamente positivo. Lui dice "Ottimista, ma ottimista su niente", che è forse l'ossimoro più angosciante. E allora dietro la superficie luminosa e brillante del suo arancio o del suo rosa continuo a leggere lo "sporco sotto il tappeto" che ciascuno di noi nasconde.